Arte e Cultura
30.03.2017 - 15:010
Aggiornamento: 01.10.2018 - 15:36

“Ti parlerò d’Amore, Aufwiedersehen Berlin”…

Le rubriche di fashionchannel.ch: “ARTE e SPETTACOLI”, alla scoperta di di artisti, mostre e spettacoli,  con anche la firma prestigiosa di Michele Olivieri

Nella Berlino degli anni Trenta due sfortunati artisti di cabaret (coppia di fatto per reciproco interesse) cercano – oltre a un lavoro, sia pur precario – l’occasione per rilanciare altrove la propria carriera. Sono i tempi delle Olimpiadi, ma anche delle leggi razziali. Lei sogna di raggiungere in America Marlene Dietrich che un giorno lontano le ha scritto una lettera d’incoraggiamento; lui, più realisticamente, pensa a Parigi (generosa nell’accoglienza verso gli artisti perseguitati). Ne nascono situazioni comiche e momenti di poesia, scanditi da sogni, ricordi e dalle memorie musicali di Weill, Stolz, dalle canzoni francesi e italiane del tempo, da Gershwin: un percorso affascinante, dalla drammatica e toccante conclusione. L’ambientazione voluta dal regista e ideata dallo scenografo Pierpaolo Bisleri rende in modo astratto, ma simbolico, il clima della Germania degli anni Trenta, con uno scivolo prospettico che rappresenta il perimetro della stanza dove si svolge la vicenda.

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Isolata nell’anomalia di un ménage e di un precario mestiere, la strana coppia dello spettacolo evoca memorie musicali che attraversano la storia e fanno affiorare nello stesso tempo le disillusioni e le speranze di evasione dei due artisti: dal crogiolo culturale della Berlino di Bertolt Brecht, alla Parigi degli anni Trenta (già rifugio di intellettuali e artisti minacciati dal nazismo), alla Roma dei telefoni bianchi, alla mitica fabbrica dei sogni hollywoodiana. Così dalle memorie musicali di Ti parlerò d’amor affiora il Weill di “Berlin in Licht”, di “Surabaya Johnny” da Happy End (1929) e di “Youkali” (l’isola che non c’è nel tango-habanera del 1934), i cavalli di battaglia di Marlene Dietrich ormai oltreoceano, le canzoni di Friedrich Holländer (“Kinder, heute Abend…”) e di Ralph Maria Siegel (“Ich hab’ noch eine Keffer in Berlin”), l’Italietta felicemente cantata da Cesare A. Bixio e Giovanni D’Anzi, i Song-capolavori di George Gershwin e Irving Berlin; per finire con l’interrogativo struggente (Warum?) di Robert Stolz, il più longevo compositore viennese, autore appunto del brano che chiude lo spettacolo (“Das Lied ist aus – La canzone è finita”) e che rappresenta tutta una civiltà di artisti in fuga. Ed è dello stesso Stolz la mitica “Abat-jour” (intonata nella prima parte della pièce) entrata nel repertorio salottiero e cinematografico come versione italiana dell’ oriental fox-trot intitolato “Salome”. Info: www.teatromanzoni.it

Redazione: fashionchannel.ch – Scrive: Michele Olivieri

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