(Foto © Aglae Bory)
DANZA & BALLETTO
11.10.2021 - 18:000

L’Oriente incontra l’Occidente

“aSH” di Aurélien Bory per Shantala Shivalingappa

Le rubriche di fashionchannel.ch: “DANZA & BALLETTO” con la Direzione artistica di Michele Olivieri

TORINO – Dall’India a Parigi, dal Kuchipudi a Pina Bausch, la sua danza magnetica è come «un pendolo perpetuo in bilico tra la mistica indù e la fisica quantistica». Così il visionario regista francese Aurélien Bory definisce Shantala Shivalingappa, musa ispiratrice e protagonista di aSH, la sua fortunata creazione che – dopo l’improvvisa cancellazione dello scorso anno a causa dell’emergenza sanitaria – il Torinodanza Festival presenta giovedì 14 e venerdì 15 ottobre, alle 20.45, alle Fonderie Limone di Moncalieri. Un debutto molto atteso per la carismatica danzatrice e coreografa di origine indiana, specialista dello stile classico Kuchipudi e già celebre interprete di Maurice Béjart, Peter Brook, Pina Bausch e Bartabas, che in aSH (contrazione di A Shantala) veste i panni del dio Shiva in un assolo carico di poesia e spiritualità. Rappresentato per la prima volta a Montpellier Danse nel 2018, lo spettacolo è il terzo ritratto d’artista ideato da Aurelién Bory dopo quelli dedicati alla giapponese Kaori Ito e alla ballerina di flamenco Stéphanie Fuster. Con aSH il regista di Tolosa, che insieme alla sua Compagnie 111 è noto come poeta dello spazio e della materia, sovrappone l’energia ritmica di Shantala a quella mistica di Shiva, la divinità induista che con la sua danza tutto crea e tutto distrugge. Le scene sono curate da Aurélien Bory, la coreografia da Shantala Shivalingappa, le percussioni live da Loïc Schild, le luci da Arno Veyrat, i costumi da Manuela Agnesini e le musiche da Joan Cambon. 

«Dentro Shantala Shivalingappa c’è Shiva, dio della danza – racconta Aurélien Bory –. Secondo i diversi testi sacri, Shiva ha più di mille nomi. È un dio creatore e distruttore. Signore dei riti di cremazione, il suo corpo è cosparso di cenere. Shantala ha costruito la sua danza sulla figura di questo dio, la cui vibrazione punteggia la manifestazione del mondo.»

Come suggerisce il titolo, in aSH Shantala Shivalingappa danza su una coltre di cenere, allusiva ai riti di cremazione indiani, incarnando la morte e l’eterna rinascita nel circolare disegno dell’universo che appartiene al mondo orientale. Le sue affascinanti geometrie concentriche, che coniugano danza contemporanea e ancestrale Kuchipudi, ricordano l’arte dei Kolam realizzati dalle donne indiane con la farina di riso. Alle sue spalle, un grande foglio bianco è posto come una skenè, a simboleggiare l’origine del teatro. Quella quinta di carta, che delimita anche uno spazio sonoro grazie al percussionista Loïc Schild, nasconde il mistero della danza di Shantala: una danza che evoca il vuoto, invisibile principio di tutto il creato. 

Studi universitari in fisica acustica, Aurélien Bory (Francia, 1972) approda al teatro come interprete per poi fondare nel 2000 a Tolosa la sua Compagnie 111, con cui sviluppa un “teatro fisico” all’incrocio tra circo, danza, arti visive e musica. Sperimentatore instancabile (spesso nella triplice veste di regista, scenografo e coreografo), il suo linguaggio scardina le leggi e le prospettive dello spazio, analizzando la relazione tra il corpo, la gravità e la scena. Ospitati sui principali palcoscenici al mondo, i suoi spettacoli hanno conquistato il pubblico per la forte vena acrobatica fin dagli esordi con Plan B (2003) e Plus ou moins l’infini (2005), creati insieme a Phil Soltanoff. Fra i suoi lavori più recenti si ricordano La disparition du paysage (2021) con Denis Podalydès, l’Orphée et Eurydice di Gluck (2018) e Azimut (2013) per Marsiglia Capitale Europea della Cultura. Nel 2008 ha ricevuto il premio CulturesFrance / Créateurs sans frontières. 

Nata a Madras (India, 1976) e cresciuta a Parigi, Shantala Shivalingappa è una coreografa e danzatrice di fama mondiale. Iniziata al Bharatanatyam dalla madre Savitry Nair, si dedica al Kuchipudi sotto la guida del maestro Vempati Chinna Satyam. Fin da giovanissima, si è imposta nei festival e nei teatri più importanti, dal Sadler’s Wells di Londra al New York City Center, facendo conoscere in Occidente questo antico stile originario dell’Andhra Pradesh. Alla tradizione coltivata con grazia e perfezione tecnica – su cui ha costruito il suo personale repertorio – intreccia la danza contemporanea, che ha appreso da grandi maestri europei quali Maurice Béjart (1789... Et Nous), Peter Brook (The Tempest, Hamlet), Bartabas (Chimère) e soprattutto Pina Bausch (O Dido, Néfès, Le Sacre du printemps, Bamboo Blues). Vincitrice di un Bessie Award nel 2013 per Shiva Ganga, ha collaborato con artisti quali Sidi Larbi Cherkaoui, Irina Brook, Charles “Lil Buck” Riley, Ferran Savall e Sonia Wieder-Atherton. 

www.torinodanzafestival.it


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A cura di Michele Olivieri (Direttore Sezione Danza)

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