DANZA & BALLETTO“Dance Constructions Performance”

11.06.24 - 21:00
L’opera di Simone Forti dialoga con i capolavori dell’arte antica
(Foto: Foto Simone Forti)
(Foto: Foto Simone Forti)
“Dance Constructions Performance”
L’opera di Simone Forti dialoga con i capolavori dell’arte antica

Le rubriche di fashionchannel.ch: “DANZA & BALLETTO” con la Direzione artistica di Michele Olivieri

ROMA – Il primo lavoro della artista Simone Forti, “Dance Constructions” (1960 & 1961), rompeva le convenzioni della danza e dell’arte, nell’originale coesistenza di scultura e movimento. Ciò che allora fu considerato rivoluzionario, oggi è un classico dell'era postmoderna. Negli anni Sessanta le nove “Dance Constructions” di Forti e le semplici azioni quotidiane che le caratterizzavano influenzarono profondamente la scena artistica di New York City. Dopo circa un anno da quella prima esperienza alcuni artisti avviarono pratiche creative furiosamente radicali che, nella danza, si concretizzarono in particolare nell’esperienza del Judson Dance Theater e Forti fu la catalizzatrice.

Ora le “Dance Constructions” tornano a Roma da quando, nel 1968, furono proposte per la prima volta alla Galleria L’Attico di Fabio Sargentini. Le sculture post-moderne e minimaliste ideate da Forti saranno ospitate nei magnifici ambienti di Palazzo Altemps, poste in dialogo con gli spazi e le opere antiche custodite, in una giustapposizione interessante e provocatoria. L’evento, frutto dell’inedita collaborazione fra il Museo Nazionale Romano e l’Accademia Nazionale di Danza, presenta cinque “Dance Constructions” curate e insegnato da Sarah Swenson, e danzate dalle studentesse del 1° Biennio compositivo della Scuola di coreografia. 

Nata a Firenze nel 1935, Forti emigra con la sua famiglia negli Stati Uniti nel 1939 per sfuggire alle leggi razziali promulgate dal regime fascista, stabilendosi a Los Angeles. A San Francisco incontra Anna Halprin, una delle pioniere della danza post-moderna, che stava esplorando i concetti di improvvisazione nel movimento. I corsi di Halprin, che Forti segue per quattro anni, influenzano profondamente il suo percorso artistico.  Trasferitasi a New York City con il suo primo marito, lo scultore Robert Morris, con altri innovatori del suo tempo, come Steve Paxton, Yvonne Rainer, Robert Rauschenberg, Trisha Brown e altri, entra in contatto con le pratiche compositive di John Cage e con la sua sperimentazione sull’uso del concetto aleatorio del “caso” quale strumento di creazione artistica. Forti fu anche influenzata dal Gruppo Gutai di Giappone, e dalla loro indagine sul “tempo vissuto” e sull’idea che una singola azione potrebbe costituire un'opera d’arte. Il lavoro anti-virtuosistico di Forti ha influenzato notevolmente il mondo postmoderno della danza, della musica, delle arti visive, degli avvenimenti, del film e video, della letteratura, della poesia e del teatro, e continua a farlo con le successive generazioni di artisti. Simone Forti ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera nella La Biennale di Venezia Danza 2023. Artista multidisciplinare che sfugge alle classificazioni, Forti si autodefinisce «artista del movimento». Autrice di numerosi libri di prosa e di poesia, il suo lavoro abbraccia film e video, improvvisazione del movimento, suono, disegni, collage, fotografia, scrittura e multimedialità.

Programma di Dance Constructions performance: 

gio 13 giugno alle ore 17:30 vernissage su invito

ven 14 giugno alle ore 13:00, 16:00, 18:00

sab 15 giugno alle ore 13:00, 16:00, 18:00

dom 16 giugno ore 11:00, 13:00, 15:00

Performers della Scuola di Coreografia Accademia Nazionale di Danza: Federica Pia Anzalone, Sara Azzu, Claudia Bellomo, Wenqing Li, Rebecca Pianese, Martina Tordiglione, Jiayuan Wang, Xiaojie Wen, Shiya Zhang, Ziying Zhang.

Palazzo Altemps: dimora aristocratica dove già nel Cinquecento trovava posto – in una magnifica scenografia architettonica – una ricca collezione di scultura antica, Palazzo Altemps è la sede del Museo Nazionale Romano dedicata alla storia del collezionismo. Situato a pochi passi da Piazza Navona, in prossimità della riva sinistra del Tevere, in Campo Marzio, il primo nucleo del palazzo fu edificato nel XV secolo per volontà di Girolamo Riario, signore di Imola, ambizioso nipote di papa Sisto IV. Passato in altra proprietà, nel 1568 l’edificio fu acquistato dal cardinale Marco Sittico Altemps, di origine austriaca, nipote di papa Pio IV. Il cardinale vi stabilì la propria residenza che, ampliata e impreziosita di decorazioni pittoriche, fu resa degna di rango col sistemarvi – secondo il gusto dell’epoca – la magnifica collezione di antichità e la preziosa raccolta libraria. Vi dimorarono a lungo gli Altemps, fino alla metà dell’Ottocento quando, per il caso di vedovanze e innamoramenti, la proprietà passò in eredità a Giulio Hardouin, padre della duchessina Maria che nel 1883 sposò nella chiesa di S. Aniceto a Palazzo Altemps Gabriele D’Annunzio. Alla fine del secolo il fabbricato fu venduto alla Santa Sede che lo destinò al Pontificio Collegio Spagnolo. Nel 1982 il primo atto dell’acquisizione di Palazzo Altemps da parte dello Stato italiano; un lungo e rigoroso restauro trova coronamento nel grande successo dell’apertura del museo al pubblico nel dicembre 1997. Il completamento dell’acquisizione (2006) e degli interventi di restauro permette di presentare oggi ai visitatori l’edificio nell’intero. Il Museo di Palazzo Altemps ospita capolavori assoluti di scultura antica appartenenti a collezioni nobiliari famose e di grande pregio pervenute in proprietà statale. L’allestimento punta a integrare – in una combinazione armonica – i marmi nel contesto decorativo delle sale, avendo in mente e riproponendo soluzioni adottate nella sistemazione delle raccolte antiquarie. Il percorso di visita, su due piani, svela una successione di sale decorate, un intrico di scale e corridoi che conducono di scoperta in scoperta. Alle statue e ai rilievi delle collezioni Altemps, Boncompagni Ludovisi, Mattei, Del Drago, alle sculture Jandolo, Veneziani, Brancaccio, alla raccolta egizia, ai celebri affreschi Pallavicini Rospigliosi, alle opere provenienti da rinvenimenti eccezionali e recuperate dal mercato antiquario, si affianca l’innumerabile raccolta archeologica di Evan Gorga, eccentrico collezionista d’inizio Novecento. Con un interessante cambio di passo, si trascorre tra le raccolte cinquecentesche e seicentesche per ritrovarsi tra i materiali minuti che testimoniano del collezionismo di archeologia dell’epoca moderna.

Contatti: Museo Nazionale Romano

www.museonazionaleromano.beniculturali.it

A cura di Michele Olivieri (Direttore Sezione Danza)

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