Prezzo: 15/10 CHF
Lunedì 03 | 20.30
Musica
Locarnese
Lunedì 3 aprile 2023 ore 20.30 - GranRex
NANUK L’ESQUIMESE Film muto con musica dal vivo
Il Circolo del cinema di Locarno propone per il secondo anno consecutivo un film muto con accompagnamento dal vivo in sala. Questa volta la scelta è caduta su un capolavoro assoluto del cinema documentaristico, NANUK L’ESQUIMESE del grande Robert J. Flaherty, un film del 1922. Ad accompagnare la pellicola ritorna al GranRex il Simon Quinn Quartet con musica composta espressamente per questo film dai tre fratelli Quinn. Avremo l’occasione di apprezzare la musica eseguita da: Nolan Quinn: tromba Simon Quinn: contrabbasso Johannes von Ballestrem: pianoforte Brian Quinn: batteria
Nanuk l’esquimese Nanook of the North: A Story of Life and Love in the Actual Arctic Usa, Francia 1922 Regia: Robert J. Flaherty Soggetto: Frances H. Flaherty Sceneggiatura: Robert J. Flaherty Musica: Stanley Silverman Interpreti: Allakariallak: Nanook, Nyla, Cunayou Produzione: Robert J. Flaherty, Les Frères Revillon Bianco e nero, film muto, documentario drammatico 79’
Quando nel 1926 John Grierson, produttore e critico cinematografico scozzese, usò l'espressione "valore documentario" a proposito di "Moana" (1926) di Robert Flaherty, usava per la prima volta nella storia critica del cinema il termine "documentario" in modo preciso, cosciente e rigoroso. Che proprio un film di Flaherty venisse per primo investito in tal modo è una di quelle casualità che ben si sposano con una dovuta consacrazione. Infatti lo statunitense di origini irlandesi Robert Joseph Flaherty, che inciampò quasi accidentalmente nel cinema quando da studioso mineralista in una spedizione del 1910 nel Labrador canadese portò una cinepresa da utilizzare come taccuino visivo, pose le prime pietre miliari del cinema documentaristico firmando due capolavori: "Nanuk l'esquimese" (“Nanook of the North”) (1922) e "L'uomo di Aran" (1934). L'intera opera di Flaherty si incentra sul rapporto tra l'uomo e l'ambiente vitale, un'opera al contempo autenticamente poetica sull'uomo e la sua lotta con(tro) la natura. Flaherty è infatti sempre stato un esploratore con vocazione lirica: se non proprio scopritore, ha reso comunque i suoi lavori documenti di qualcosa che si attesta al di là del semplicemente visibile, al di là della mera cronaca e della narrazione di dati, di fatto offrendo agli spettatori la visione della nuda umanità dei suoi soggetti sempre stretti da una lotta incalzante con la natura. In “Nanook of the North” Flaherty elaborava efficaci messe in scena del documento, contraffazioni d'autore necessarie per scandagliare l'esistenza degli inuit nel gelido nord. Così la scena di caccia al tricheco, la costruzione dell'igloo e la visita alla stazione postale erano deliberate ricostruzioni di avvenimenti possibili, ricostruzioni di una vita quotidiana, di un modo d'essere dell'uomo costantemente alla ricerca della sopravvivenza nel più ostile degli ambienti che la terra potesse mostrare. Il cineasta statunitense era interessato all'incessante sforzo che l'uomo compie per vivere e sopravvivere, proteggersi e procacciarsi il necessario per vedere l'alba del giorno successivo. Così "Nanuk l'esquimese" racconta i travagli e i pellegrinaggi di una famiglia inuit dall'estate all'inverno, le vicende quotidiane scandiscono il tempo di questo primo documentario in forma di lungometraggio succedendosi in quadri dove l'animalesco istinto di Flaherty per l'inquadratura rende ogni fotogramma emblematico ed iconico. "Nanuk l'esquimese" si apre con la precisazione che il protagonista Nanuk, due anni dopo il termine delle riprese, in una ulteriore spedizione di caccia morì solo e affamato tra i ghiacci. Nanuk, ancora prima di essere mostrato, acquista la statura di un titano, un ribelle che reo di aver accettato la sfida della natura fallisce e impietosamente soccombe in un'impresa che lo sovrasta. La sequenza finale che vede la famiglia di Nanuk rifugiarsi fortunosamente in un igloo per scampare ad una temibile tempesta è il minaccioso epilogo che richiama l'iniziale didascalia che preannunciava la futura morte del protagonista in questo glaciale inferno. Contro ogni previsione "Nanook of the North" divenne un grande successo al botteghino. La lezione di cinema che ha impartito Flaherty con la sua parabola cinematografica non sarebbe stata facilmente dimenticabile, basti pensare quanto da lui hanno appreso alcuni tra i più grandi cineasti del ventesimo secolo come Vittorio De Seta o Werner Herzog. Testo parzialmente tratto da Simone Pecetta www.ondacinema.it
Info Evento
Lunedì 3 Aprile 2023
dalle 20.30
Indirizzo
GranRex
Via Bossi 2
6600, Locarno
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