Tra tempesta mediatica e assenza di risposte ufficiali, il non detto diventa scelta.
Le rubriche di fashionchannel.ch: “PEOPLE”, curiosità di moda, alimentazione, cultura, travel, wedding, cinema, tendenze e gossip”
MILANO - In altri Paesi, davanti a presunte molestie, le aziende reagiscono in tempo reale: comunicati, sospensioni cautelari, indagini interne. Qui no. Qui c’è il silenzio. Un silenzio che non è neutro, perché quando il rumore è assordante, tacere equivale a prendere posizione.
Il punto non è stabilire se Fabrizio Corona dica la verità o meno. Questo spetta alle procure, agli avvocati, ai tribunali. Il punto è che attorno ad Alfonso Signorini si è sollevata una tempesta mediatica gigantesca: accuse pubbliche, testimonianze, interrogatori, parole pesanti. I social ribollono, i giornali insistono, il nome di Mediaset viene trascinato in un vortice potenzialmente devastante. E l’azienda? Nulla. Nessuna nota, nessuna presa di distanza, nessuna difesa ufficiale. Nemmeno una riga.
Altrove sarebbe impensabile. Negli Stati Uniti o in Europa del Nord, basta un sospetto per attivare protocolli rigidissimi: prima si tutela il marchio, poi – eventualmente – la persona. Qui invece si finge che non stia accadendo nulla, come se ignorare il problema potesse farlo evaporare.
E allora la domanda sorge spontanea: perché questo silenzio? Forse perché Signorini non è solo un volto tv, ma molto di più? Un uomo che da decenni conosce meccanismi, retroscena, equilibri delicatissimi? Ipotesi scomode, certo. Ma impossibili da ignorare.
Mediaset può parlare quando vuole. Ma attenzione: quel silenzio, ormai, parla già da solo.
Redazione People